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LA STORIA DEL PALAZZO TOLOMEI

Testo tratto da "Il Civettino" del dicembre 2004, articolo di Egidio Mecacci

Non conosciamo la data esatta della sua costruzione, ma si ritiene che sia avvenuta tra il 1207 ed il 1212.
Fu costruito dai fratelli Jacopo e Tolomeo di Rinaldo Tolomei. Nel 1254 le due quote di comproprietà sono così intestate: quella di Tolomeo ai cinque figli, Tavena, Jacopo, Lotterengo, Incontrato e Paganello, a ciascuno dei quali va 1/5 di 1/2; da Jacopo, attraverso il figlio Baldistricca, va la quota di 1/4 di 1/2 ai quattro nipoti, Ranuccio, Jacomo, Orlando e Cristoforo.
Ma torniamo al palazzo; se insicura è la data di costruzione, del tutto sconosciuto è l’architetto, anche perchè di quel primo immobile non tutto è arrivato fino a noi.
Tenuto conto delle caratteristiche costruttive dei palazzi dell’epoca, si ritiene che il primo palazzo Tolomei fosse coronato da merlatura, necessaria alle azioni di offesa e di difesa, di cui tutti i palazzi del tempo erano forniti.
Nel 1240 il palazzo subì dei danni a causa di un incendio appiccato dal popolo per divergenze politiche sulla costituzione del governo della repubblica. La costruzione confinava con la Via dei Termini, la principale, e con i due vicoli laterali. Solo il 27 aprile del 1246 si ha notizia dell’apertura di nuove strade, fra cui Banchi di Sopra, nel retro del palazzo stesso. A seguito di ciò sulla nuova arteria viene aperto un nuovo ingresso più vasto e la facciata, arricchita in particolare dell’ornato a bifore.
Nel 1262 di dicembre la corrente ghibellina, guidata da Provenzano prende il sopravvento, si arriva così senza accorgersene al primo esodo in massa nel quale 110 famiglie fra le più in vista prendono la via dell’esilio e si rifugiano a Radicofani: fra queste vi sono anche i Tolomei.
Nell’estate del 1267 Carlo d’Angiò, in Toscana a fianco delle truppe fiorentine, pone in un duro assedio Poggibonsi, che di lì a poco è costretto a capitolare.
Siena si sente direttamente minacciata e teme il peggio.
Violento esplode allora l’odio di parte contro quei senesi che avevano patrocinato e forse finanziato l’intervento dell’Angiò, ma questi senesi, esuli, sono al sicuro.
Succede allora che il cieco odio di parte, non potendosi sfogare sulle persone, si riversa sui palazzi, che vengono devastati e quasi distrutti.
Queste distruzioni non sono frutto di tumulti popolari, ma sono bensì organizzate a freddo, a tavolino oseremmo dire, dai dirigenti ghibellini, mossi specialmente dall’odio di Provenzano, che vedeva nei Tolomei degli scomodi vicini di casa.
Per le demolizioni dei palazzi si incaricò un notaio, certo ser Bussa, a tener conto delle spese, mentre il disfacimento materiale degli immobili è affidato a maestri muratori assistiti da un numero impressionante di manovali.
Siamo, perciò, di fronte ad una demolizione eseguita con tutto comodo ed in modo razionale.
Le registrazioni dei pagamenti della Camera del Comune a maestro Lotterio, l’artigiano incaricato di dirigere la demolizione del palazzo Tolomei, sono diverse e di importo piuttosto considerevole, segno questo che i lavori durarono a lungo e che furono anche di proporzioni notevoli.
Dal fatto, inoltre, che tutte queste registrazioni, senza eccezione alcuna, siano riportate nel registro contenente le uscite del semestre luglio - dicembre 1267 si arguisce che le demolizioni in parola furono eseguite in tutto quel periodo. La demolizione dell’immobile dei Tolomei nell’anno 1267 è testimoniata, quindi, dai registri della Biccherna conservati nell’Archivio di Stato di Siena.
Si pone però una domanda: la demolizione dell’immobile fu totale o parziale? La risposta ovviamente è difficile, per non dire addirittura impossibile, ma un’ipotesi ragionevole si può fare.
Il numero degli operai impiegati nella demolizione, il periodo di tempo occorso (presumibilmente 5/6 mesi) e le somme pagate a maestro Lotterio sono tutti elementi che ci autorizzano a pensare ad una demolizione notevole, come ci indica anche il fatto della asportazione e successiva consegna alla Camera del Comune dei colonnetti delle bifore e delle relative basi di marmo.
L’intervento armato di Carlo d’Angiò causa la caduta violenta del governo ghibellino, avvilito e disfatto nella battaglia di Colle (giugno 1269); la morte di Provenzano ed il trionfo definitivo del guelfismo toscano danno il via al rientro di tutti gli esuli.
Fra questi ritornano i Tolomei, portandosi dietro una gran voglia di rifarsi; li acceca specialmente l’odio contro Salvani.
Così il passato si ripete: di nuovo case e torri crollano a terra.
L’abbattimento delle case dei Salvani fu eseguita senza nessuna precauzione, per cui la caduta provocò anche la rovina di mezza chiesa di San Cristoforo, che da allora in poi non potrà più essere adibita a sede di riunioni del Consiglio Generale del Comune. Per questo motivo, da documenti dell’Archivio di Stato di Siena sappiamo che subito dopo la ricostruzione del palazzo Tolomei (1270-1272 circa) il salone del piano terra per un certo tempo divenne il luogo di riunione del Consiglio Generale.


Siena, Palazzo tolomei